Tradizionalmente il mais in Italia viene irrigato a scorrimento, col cannone oppure con il rotolone, mentre ranger e pivot sono più rari. Ma la Cooperativa agricola braccianti Massari, 2.500 ettari tra Ravenna e Ferrara, ha optato per un altro metodo: l'irrigazione a goccia.

Una tecnologia che solitamente si sposa bene con l'orticoltura, la frutticoltura o il viticolo, colture ad alto valore aggiunto che giustificano la spesa per l'acquisto delle manichette e il lavoro di posa e rimozione delle ali gocciolanti.

Ma perché alla Cab Massari hanno deciso di affidarsi all'irrigazione a goccia? "Nel 2012 le precipitazioni estremamente ridotte hanno praticamente azzerato la produzione di mais. Abbiamo allora preso una decisione strategica: affidarci all'irrigazione a goccia. Un sistema probabilmente superfluo nelle annate di piogge abbondanti, ma che ci permette di salvare la produzione, ottenendo performance elevate, anche nelle annate in cui il cielo non aiuta", spiega ad AgroNotizie Giampietro Sabbatani, oggi direttore della cooperativa e per trenta anni in Terremerse.

Diamo qualche numero, quanti ettari coltivate a mais e per quali scopi?
"In media destiniamo al mais 300 ettari di cui l'80% è destinato al biodigestore per la produzione di energia elettrica, mentre il restante alimenta le nostre trecento bovine da latte".

Tutto il mais è irrigato a goccia?
"No, solamente 160 ettari. Della restante parte la maggiore quota è irrigata con i classici rotoloni, mentre abbiamo anche un pivot".



Perché non irrigate a scorrimento oppure non vi affidate esclusivamente ai rotoloni?
"Perché in questa zona l'acqua viene distribuita dal consorzio di bonifica in pressione. È economicamente insostenibile, nonché vietato, irrigare a scorrimento. Mentre la forza lavoro che abbiamo a disposizione non è in grado di gestire tutti i rotoloni che sarebbero necessari per fornire acqua ai 300 ettari di mais al momento del bisogno".

Parliamo di denaro, qual è il costo di copertura di un ettaro di terreno con le manichette?
"Varia tra 400 e 500 euro ad ettaro. Ogni anno scegliamo le manichette con il miglior rapporto qualità prezzo. Abbiniamo poi la stesura con l'erpicatura, in modo da non dover allestire un cantiere dedicato alla posa delle ali gocciolanti. Mentre il recupero dell'attrezzatura avviene a fine stagione dopo la trinciatura".

Le manichette non intralciano i lavori di raccolta del mais?
"No, ci limitiamo a staccarle dalla tubazione principale che viene portata via prima dell'entrata in campo della trincia. L'unico accorgimento sta nel controllare ad inizio stagione che la manichetta sia posizionata correttamente al suolo. Bisogna infatti evitare che si posi sulle foglie. In questo caso la crescita del mais porterebbe in alto l'ala gocciolante che rischierebbe di finire nella trincia al momento della raccolta".
 
Prima della trinciatura la manichetta viene scollegata dalla tubazione principale
Prima della trinciatura la manichetta viene scollegata dalla tubazione principale

Avete mai preso in considerazione la possibilità di installare un impianto di subirrigazione?
"È una possibilità che abbiamo valutato ma i consumi idrici di questa tecnologia sono troppo elevati".

Avete riscontrato un miglioramento del profilo sanitario della granella, ad esempio per quanto riguarda le micotossine?
"È un aspetto che ci interessa relativamente poco in quanto la maggior parte del mais è ad uso energetico. Tuttavia, in linea di principio, piante in salute, senza stress, resistono meglio agli attacchi fungini e quindi possono garantire una salubrità superiore".

Sfruttate gli impianti di irrigazione anche per fare fertirrigazione?
"Abbiamo un approccio misto, parte del concime viene distribuito in maniera tradizionale come granulato, mentre un'altra parte viene somministrato in fertirrigazione".

Utilizzate qualche sistema digitale a supporto dell'operazione di irrigazione?
"Ci affidiamo alla piattaforma del Cer, Irrinet, che ci fornisce suggerimenti importanti sui cicli irrigui. Inoltre abbiamo delle sonde nel terreno che misurano la disponibilità idrica del suolo. Un indicatore importante che ci permette di irrigare tempestivamente prevenendo lo stress della cultura".

A quali tipologie di aziende consiglierebbe l'irrigazione a goccia per il mais?
"Sicuramente alle aziende che devono tenere sotto controllo il consumo di acqua: o perché ne hanno poca a disposizione o perché il costo è elevato. Inoltre bisogna guardare l'azienda nel suo complesso. Per noi non avere mais da destinare all'impianto di biogas o alla stalla significa subire delle perdite che vanno ben al di là del mancato raccolto".

Questo articolo appartiene alle raccolte: