Il nuovo decreto sull'emergenza sanitaria del presidente del Consiglio dei ministri varato il 10 aprile 2020, in essere dal 14 aprile al 3 maggio 2020, esclude ancora una volta le macchine per l'agricoltura (identificate dal codice Ateco 28.30) dal novero dei settori ritenuti necessari.

Pur confermando l'esigenza di garantire l'attività agricola, ritenuta fondamentale per gli approvvigionamenti alimentari, il decreto non consente la produzione dei macchinari ad essa necessari. Analogamente, permette le attività forestali e le attività delle filiere bioenergetiche ma senza che gli operatori di questi settori possano accedere ai mezzi meccanici che servono per realizzarle.

"È una concezione medievale dell'agricoltura e delle attività in ambiente rurale - commenta il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti - perché nessuna lavorazione può essere eseguita manualmente, senza macchine e ricambi adeguati".

Il decreto governativo impedisce di fatto la fornitura dei mezzi indispensabili alle lavorazioni agricole e forestali (attrezzature per la lavorazione del terreno, la semina, i trattamenti, l'irrigazione e la raccolta per citarne alcuni). "Molti mezzi meccanici già ordinati per le lavorazioni stagionali più urgenti - avverte la federazione - non potranno essere consegnati, con danni incalcolabili soprattutto per le produzioni alimentari".

"Le ragioni per le quali abbiamo chiesto la riapertura delle fabbriche per la fornitura dei macchinari, peraltro garantendo protocolli di massima sicurezza per i lavoratori, sono chiare, ben motivate e sostenute da tutte le organizzazioni professionali agricole che hanno denunciato l'emergenza relativa proprio alla mancanza di macchinari", spiega Malavolti che denuncia un grave aspetto di metodo nella condotta del Governo. Dopo aver in un primo momento inserito il comparto della meccanica agricola nella lista delle attività essenziali, infatti, per ragioni incomprensibili ed oscure, lo ha in un secondo momento escluso andando contro il parere degli stessi ministri dell'Agricoltura Bellanova e dello Sviluppo economico Patuanelli.

Il risultato secondo FederUnacoma è un decreto strabico e paradossale che indica come strategica le filiera dell'agricoltura e dei settori industriali collegati, e che poi impedisce, cancellandone i codici, la produzione proprio dei beni strumentali che le sono indispensabili. "Sono incongruenze gravi - conclude Malavolti - sulle quali torneremo subito ad interpellare il Governo".