Dopo l'appello congiunto di FederUnacoma e di Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copa Cogeca al Governo italiano, anche il Cema chiede che sia consentita la ripresa delle attività produttive di macchinari agricoli in Italia - scomparse dall'elenco di quelle essenziali - per rifornire le aziende operanti in agricoltura. A spingere il Comitato dei costruttori europei a tale passo, la consapevolezza che l'arresto della produzione nel nostro paese a causa dell'emergenza coronavirus può portare alla paralisi del lavoro in molte aziende agricole e mettere a rischio gli approvvigionamenti alimentari.

Dunque, la chiusura degli stabilimenti di macchine agricole sul territorio nazionale è ormai un problema europeo e ha conseguenze preoccupanti sul settore primario in Europa, come esprime l'organizzazione che riunisce le industrie della meccanica agricola di undici paesi nel documento diffuso il primo aprile 2020. Infatti l'Italia - maggior produttore in Ue insieme alla Germania - copre il fabbisogno di meccanizzazione agricola di una cospicua parte del continente.

"Bloccare ancora la produzione italiana, cruciale per quella europea, avrebbe un effetto domino sulla catena di approvvigionamento delle macchine agricole, mettendo a repentaglio - sostiene Jerome Baudry, segretario generale del Cema - la sicurezza alimentare di oggi e domani".

"Se gli agricoltori europei non avranno accesso agli attrezzi, ai servizi e ai pezzi di ricambio ordinati - si legge nella nota del Comitato - dovranno interrompere il loro lavoro". Oltre a sottolineare che, naturalmente, l'attività nelle fabbriche deve svolgersi in condizioni di sicurezza e nel rispetto delle norme per il contenimento della diffusione del Covid-19, il Cema ribadisce che l'industria della meccanica agricola deve restare parte integrante della filiera agroalimentare.