Cosa è l'agricoltura 4.0? Quale è la differenza tra agricoltura di precisione e agricoltura digitale? A che punto sono arrivate la ricerca e la tecnologia? E quali sono le prospettive, le sfide e le potenzialità di queste nuove frontiere dell'agricoltura?

Sono stati questi i temi principali che sono stati affrontati e spiegati nel convegno 'Digitalizzazione e connettività. La nuova sfida per la meccanizzazione agricola' che si è tenuto sotto i tendoni di Eima Show a Casalina di Deruta, mentre fuori droni, trattori e macchine dimostravano sul campo le loro capacità operative.

Così Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma, iniziando i lavori ha cominciato a fare chiarezza chiarendo la differenza tra agricoltura di precisione e agricoltura digitale. L'agricoltura di precisione, come ha spiegato, è l'utilizzo dell'elettronica applicata alle macchine agricole per diminuire gli input come fertilizzanti, fitofarmaci, acqua e sementi e aumentare le rese e diminuire gli sprechi. Una realtà che è iniziata già negli anni '70 e che si è andata sempre più affinando.

L'agricoltura digitale è invece l'applicazione dell'informatica e della sensoristica sulle macchine per acquisire e gestire dati e, anche, usare questi dati per creare modelli.
Macchine agricole, droni, sensori di campo e satelliti connessi tra di loro, e sfruttando anche i modelli elaborati sui dati prodotti, costituiscono la nuova frontiera dell'agricoltura, l'agricoltura 4.0.

L'agricoltura 4.0, come ha spiegato Danilo Monarca dell'Università della Tuscia, a  Viterbo, si basa proprio sulla interconnessione tra sistemi fisici (trattori, macchine, satelliti, sensori) e sistemi informatici, che comunicano tra loro tramite internet, in quella che viene chiamata internet of things, l'internet delle cose.

E nell'ambito dell'agricoltura 4.0 per Danilo Monarca si deve parlare di internet of farming, qualcosa di più dell'internet delle cose, che mette in comunicazione i vari strumenti dell'azienda agricola per ottimizzare gli interventi, avere previsioni, capire lo stato delle coltivazioni.

Una realtà che in Italia è supportata da 22 centri di ricerca universitari che si occupano di meccanizzazione più una rivista scientifica internazionale, il Journal of Agricultural Engineering dell'Aiia, l'Associazione italiana di ingegnera agraria con sede a Bologna, come ha ricordato Monarca.

E lo stato della tecnologia è sempre più avanzato. Su un trattore di ultima generazione i sistemi tecnologici già sono molto superiori a quelli disponibili anche su auto di alto livello, a cui si affiancano Co-bot, i robot collaborativi per assistere nelle lavorazioni, le stampanti 3D che saranno sempre più utili anche per realizzare pezzi di ricambio specifici, visori a realtà aumentata che permettono di vedere anticipatamente lo sviluppo della coltura.

Un'offerta ampia quindi, che però, come ha spiegato Luigi Sartori dell'Università di Padova, segna un divario con quello che è il reale utilizzo nelle aziende agricole italiane. Uno dei limiti principali alla diffusione di questa tecnologia, è che le aziende sono disposte a sostenere il costo solo se il vantaggio è reale e certo.

E attualmente i dispositivi più apprezzati sono i sistemi di navigazione assistita e di guida semiautomatica, che abbinati sistemi Isobus e sistemi satellitari evitano sovrapposizioni soprattutto in testata di campo con un risparmio di prodotti (semi, concimi, fitofarmaci) anche del 16%.

Anche per Marco Vieri, professore di Meccanica agraria all'Università di Firenze, l'agricoltura 4.0 sarà il modello di sviluppo agricolo dei prossimi anni. Una realtà che però ha bisogno di ordine. Ordine nella moltitudine di tecnologie disponibili per poter offrire alle aziende agricole soluzioni concrete, efficaci ed efficienti. E per questo è fondamentale da un alto scongiurare le improvvisazioni, anche e soprattutto da parte di aziende tecnologiche che non hanno reali e concrete competenze di campo, e dall'altro formare figure professionali nuove specifiche, come l'agroinformatico, l'agroelettronico e l'agrostatistico.

Per Marco Vieri inoltre lo sviluppo dell'agricoltura 4.0 sarà possibile e vantaggioso quanto più l'agricoltura sarà legata e ancorata al territorio. Questo non vuol dire che la tecnologia debba essere locale o 'autoctona', ma che le imprese che fanno innovazione, anche estere ed anche grandi creino delle reti territoriali di tecnici, rivenditori, manutentori a cui gli agricoltori possano rivolgersi, in modo che l'innovazione sia alla portata di tutti.

E attualmente queste innovazioni sono sicuramente alla portata, nonché una importantissima opportunità per i contoterzisti, come ha detto nel suo intervento Roberto Guidotti di Cai, la Confederazione degli agromeccanici e agricoltori italiani. Opportunità sono sfruttabili sia dal contoterzista, che sfrutta la maggior efficienza data dalla tecnologia, sia dall'agricoltore che richiede l'intervento, che viene ad avere un patrimonio di dati, forniti direttamente dalle macchine che possono avere un vastissimo campo di azione.

Si possono infatti avere dati sull'impatto sulla microflora del terreno, sul ciclo dell'acqua, sul contenuto della sostanza organica e sulla sua mineralizzazione e emissioni di CO2 per quanto riguarda le lavorazioni del terreno. Ma anche dati relativi alle dosi di trattamenti e concimazioni, garantendo una tracciabilità in tempo reale oltre che andando a razionalizzare le somministrazioni, o per quando riguarda le raccolte meccanizzate avere dati immediati, metro per metro di avanzamento ad esempio sulle rese, o altri dati analitici dei prodotti come ad esempio il peso specifico dei cereali appena trebbiati.

In questo modo il contoterzista, da semplice fornitore di servizi diventa un vero collaboratore dell'azienda, offrendo assieme alla sua opera anche un nuovo prodotto: i dati.

I dati che sono e saranno sempre più strategici nell'agricoltura di domani, e che vanno considerati come un vero e proprio altro prodotto aziendale. Un prodotto che deve essere di proprietà dell'agricoltore, come ha affermato Albano Agabiti di Coldiretti Umbria. Ma che, come ha sottolineato Sartori, devono essere anche protetti e utilizzati al meglio. Un vero e proprio patrimonio attualmente poco sfruttato, ma che fa e farà gola sempre di più e a sempre più soggetti.

E questa, della gestione e della tutela dei dati colturali, sarà la nuova importante frontiera dell'agricoltura 4.0.