Migliorare la competitività delle imprese agricole, il reddito delle aziende, offrire la tracciabilità e le garanzie che il consumatore richiede.
Come? Attraverso un percorso condiviso intrapreso dalle imprese agricole e agromeccaniche e attraverso la creazione di un giusto spazio per il contoterzismo - comparto in crescita all'interno del settore primario - nell'agenda politica nazionale ed europea.

Così Gianni Dalla Bernardina, presidente della Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani, ha invitato le istituzioni e i rappresentanti del mondo agricolo a condividere un percorso di crescita culturale, prima ancora che economica o ambientale, in occasione della prima assemblea di Cai.
Il sindacato che associa 18 mila imprese agromeccaniche cui fanno capo oltre 6,5 milioni di ettari in Italia e le operazioni di raccolta dal campo dell’80 per cento delle colture made in Italy, si è riunito lo scorso sabato 16 giugno a Villa Maschio, sede di Maschio Gaspardo.
 

Agromeccanico e agricoltore, due professioni un solo settore

"Serve - secondo Dalla Bernardina - una visione strategica comune per un'agricoltura proiettata al 2050, dove la figura dell'agromeccanico professionale non sia al di fuori dell'agricoltura, ma ne faccia parte anche a livello normativo".
"L'impresa agromeccanica - prosegue - non è esterna al processo produttivo, ma deve esserne considerata parte integrante.
Vogliamo pari dignità rispetto all'agricoltore ed essere considerati, noi stessi, come agricoltori pur a fronte di qualche diversità sul piano normativo
".
 

Aperture dal mondo agricolo

Apre uno spiraglio Albano Agabiti di Coldiretti che assicura un lavoro congiunto per far entrare gli agromeccanici a pieno titolo in agricoltura.
"Magari con formule di atterraggio diverso, ma crediamo che la strada sia quella - dichiara Agabiti. Non si capisce perché rientri nella filiera l'agroiundustria e non gli agromeccanici".
 

Si parte dalla Pac

Si tratta, secondo il sindacato degli agromeccanici, di tematiche che - in rappresentanza di un settore con un giro d'affari pari a 3,7 miliardi di euro (elaborazioni del Crea-Mipaaf) -, devono essere affrontate non soltanto in Italia, ma anche a livello comunitario e a partire dalla prossima riforma della Politica agricola comune, dove il dibattito è già iniziato.
In tal senso il Ceettar, l'organizzazione dei contoterzisti europei, elaborerà un documento ufficiale.

La spinosità dell'argomento è accentuata dal taglio dei fondi comunitari che, anche per effetto della Brexit, è quasi scontato.
"La proposta avanzata dalla Commissione potrebbe valere, a conti fatti, un taglio del 15 per cento rispetto al budget previsto per il periodo 2014-2020 – ipotizza Angelo Frascarelli, docente di economia e politica agraria all'Università di Perugia – Forse potremmo contenere la riduzione, ma non è una questione di risorse, tenuto conto che alcune regioni italiane hanno difficoltà ad allocarle tutte. Inoltre, la Pac incide per il 28 per cento del reddito nelle aziende agricole italiane ma in Francia saliamo al 40 per cento, al 42 in Germania fino ad arrivare al 91 per cento in Slovacchia. I tagli della Pac impensieriscono più altre agricolture".
 

Anello di congiunzione alla futura agricoltura 

Il contoterzismo agricolo sarà comunque un anello fondamentale per l'agricoltura "smart", che innova e che investe in tecnologia, ottenendo magari contributi pubblici operando in rete all'interno di filiere strutturate.

Una posizione condivisa anche dall'assessore all'Agricoltura del Veneto, Giuseppe Pan.
"Parte delle risorse del Psr potrebbe essere adoperata per voi agromeccanici, perché siete quelli che innovano di più dal punto di vista della meccanizzazione e la misura 16, dedicata alla cooperazione e alle filiere, è una via molto intelligente per innovare" afferma Pan che, insieme al ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, si adopererà per evitare tagli alla Pac.

"Il sistema veneto funziona bene – spiega – e non accetteremo nessuna forma di centralizzazione dei Programmi di sviluppo rurale. Qualora vi fosse una spinta a centralizzare, faremmo le barricate".