Oggi gli agricoltori che eseguono trattamenti fitosanitari in vigneto devono fare i conti non solo con le difficoltà delle operazioni, ma anche con le limitazioni imposte dalle ultime norme antinquinamento e con le pressioni esercitate da un'opinione pubblica sempre più sensibile all'impatto ambientale dell'agricoltura. Per rendere la protezione della vite il più possibile rispettosa dell'ambiente, è importante la scelta di sostanze attive, dosi e macchine irroratrici idonee alle operazioni di difesa.

"La fase decisionale dell'attrezzatura giusta in funzione del tipo di trattamento da svolgere, delle caratteristiche del vigneto, della forma di allevamento della vite è importante quanto eseguire i corretti controlli e le regolazioni" Spiega Davide Facchinetti, ricercatore presso il DISAA dell'Università degli studi di Milano 
Il controllo funzionale e la regolazione - che consistono rispettivamente nell'esecuzione di verifiche per valutare il funzionamento dei componenti delle irroratrici e nell'adattamento delle modalità d'uso alla realtà colturale delle aziende - sono fondamentali per il risparmio di prodotti fitosanitari - pf, la distribuzione precisa delle dosi, il decremento dell'inquinamento ambientale e l'aumento della sicurezza operativa.

 

Controllo funzionale e regolazione: a che punto siamo?

Per quanto riguarda il controllo funzionale, il D.lgs. n. 150/2012 - recepimento della direttiva europea 2009/128/CE sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari - ha stabilito che quasi tutte le macchine per la distribuzione di pf usate a scopo professionale, dovevano essere controllate presso centri prova autorizzati almeno una volta entro il 26 novembre 2016. Inoltre, fino al 31 dicembre 2020 l'intervallo tra due controlli funzionali non deve superare i 5 anni e, successivamente, i 3 anni.

"Il 26 novembre 2016 è stato un punto di partenza e non di arrivo per il controllo funzionale delle irroratrici - chiarisce Roberto Bulzoni, titolare dell'azienda Bulzoni Meccanica. Le associazioni di categoria hanno sperato in una proroga che non c'è stata e molti agricoltori hanno rimandato il controllo dei mezzi bucando la dead line fissata e rischiando sanzioni da 500 a 2mila euro (articolo 24, comma 7, D.lgs. n. 150/2012)".
In molti, dopo il 26 novembre, sono corsi ai ripari rivolgendosi ai centri autorizzati e dando l'idea che questi, per la mole di lavoro da svolgere, fossero pochi. "Poi - aggiunge Bulzoni - da ottobre 2017 si è tornati al volume di richieste di cinque anni fa. Ciò fa pensare che siano ancora molti i macchinari da controllare o, più difficilmente, che le stime siano sbagliate".

Anche se nel 2016 il numero di controlli funzionali è aumentato del 75% rispetto all'anno precedente e nel periodo 2016-2018 i centri prova riconosciuti sono passati da 250 - con 653 tecnici - a 320, oggi tutto sembra tornato come prima del 26 novembre 2016 e mancano all'appello molte macchine.

Stando a quanto stimato da Enama, le macchine controllate a fine 2016 erano 127.300 sulle 600mila attive in Italia.
Nel comparto delle colture arboree, sono circa 350mila le irroratrici in uso e tra queste, le più diffuse nelle operazioni in vigneto rappresentano il 75% per quelle ad aeroconvezione seguite da quelle senza ventilatore (20%) e a polverizzazione pneumatica (5%).
"Molte di queste - spiega Paolo Balsari, docente di meccanica agraria all'Università di Torino -, oltre a non essere controllate e regolate in modo corretto, hanno un età compresa tra 10-15 anni (17%) o superano i 15 anni (17%)".
 
Età delle irroratrici per colture arboree
Età delle irroratrici per colture arboree. Fonte: Balsari

in corso l'aggiornamento dei dati che resteranno stime finché non verrà istituito un archivio nazionale delle macchine irroratrici - specifica Roberto Limongelli, responsabile procedure e formazione di Enama. Si spera che la revisione del Piano di Azione Nazionale PAN, in programma entro febbraio 2019, possa gettare le basi per creare un archivio e ottenere valutazioni più puntuali sullo stato dei controlli".
Operazione al momento delegata ai centri prova che registrano le attrezzature controllate e trasmettono i dati alle regioni.

"Alcune regioni (Trentino Alto-Adige, Piemonte, Emilia-Romagna e Lombardia) sono state tra le prime ad istituire un servizio di controllo funzionale, ma l'attività del gruppo di lavoro interregionale coordinato da Enama - puntualizza Limongelli - ha permesso a tutte le ragioni di adeguarsi e attivare le verifiche". Solo nel 2016, in Emilia-Romagna e Lombardia sono stati controllati, rispettivamente, oltre 5mila e 4mila macchinari. Oggi, in Lombardia, dovrebbero essere circa 17mila i mezzi verificati.

 

Cosa fare per mettersi in regola

Consultando il PAN è possibile conoscere le modalità di esecuzione del controllo funzionale, le macchine sottoposte a verifica obbligatoria (categoria A), quelle oggetto di deroghe (categoria B) e quelle esonerate (categoria C).
In categoria A rientrano le irroratrici aero-assistite, a polverizzazione pneumatica, a polverizzazione per pressione, scavallanti, a tunnel con o senza sistema di recupero, i cannoni e i dispositivi di distribuzione a lunga gittata usati nei vigneti.
In categoria B (da controllare entro fine 2018 e poi ogni 5 anni) si trovano le irroratrici per il diserbo localizzato del sottofila con schermature antideriva e le attrezzature per l'applicazione di fitofarmaci solidi impiegate in impianti arborei, mentre in categoria C compaiono alcune irroratrici a spalla.

I controlli vertono sul funzionamento degli antigoccia, sull'uniformità della portata tra lato sinistro e destro degli ugelli e sull'uniformità di distribuzione.

Completamento del controllo funzionale, la taratura può essere eseguita dall'agricoltore in azienda (regolazione aziendale obbligatoria) o presso il centro (regolazione strumentale obbligatoria ma, in alcune regioni, solo per chi richiede contributi comunitari). 
"Il controllo funzionale da solo non basta e solo la regolazione - il cui costo è di 50-80 euro ndr - consente l'ottimizzazione delle performance delle macchine" chiarisce Limongelli.

Fondamentali infine i consigli forniti dai tecnici presso i centri di controllo. "Importanti le informazioni su velocità di avanzamento, quantità di aria, volume di acqua da usare e modus operandi - spiega Bulzoni. Paradossalmente un viticoltore non in grado di usare l'atomizzatore nuovo lavora peggio di quello che sa gestire l'atomizzatore di 10 anni fa".

 

Interventi per il rispetto dell'ambiente

In condizioni sfavorevoli, i trattamenti fitosanitari su colture arboree, soprattutto nelle prime fasi vegetative, possono risultare poco efficaci per via della ridotta percentuale di pf depositata - variabile dal 15 a 50% - sulla vegetazione bersaglio. Si possono avere perdite per evaporazione (2-4%), per deriva o superamento del bersaglio (10-35%) e per caduta a terra (30-60%).
Le dispersioni sul bersaglio per eccessivo accumulo, dilavamento e gocciolamento a terra contribuiscono ad aumentare la percentuale di prodotto inutilizzato.

A livello europeo, la direttiva 2009/127/CE - recepita in Italia il 17 aprile 2012 come emendamento della direttiva macchine e pensata per ridurre il danno ambientale - impone ai costruttori di immettere sul mercato irroratrici in possesso di un manuale d'uso e manutenzione più completo, del serbatoio lavamacchina, del kit di calibrazione e dell'adattatore per il collegamento del flussimetro.

In ambito nazionale, il PAN propone alle regioni di incentivare le aziende agricole a minimizzare deriva, ruscellamento, lisciviazione dei pf e ad acquisire strumenti per l'ottimizzazione del riempimento, della pulizia interna/esterna delle attrezzature. Tra questi, il sistema con contalitri automatico collegato a sensori di livello, il dispositivo per l'introduzione diretta dei fitofarmaci nel serbatoio e il premiscelatore da 7-40 litri montato sul mezzo o indipendente.

Le regioni, infine, promuovono l'acquisto di macchine irroratrici capaci di limitare l'inquinamento diffuso. "Per le aziende agricole è vantaggioso acquistare irroratrici con certificazione Enama e quindi rispondenti ai requisiti previsti dalle normative vigenti" precisa Balsari.
I modelli certificati Enama dal 1992 ad oggi sono 600 (meno del 25% del totale delle macchine irroratrici) e le irroratrici per colture arboree attualmente certificate sono 73, appartenenti ai marchi Turbmatic - SAE, Agricolmeccanica, Mitterer, Steiner, Florida, Ideal, Bertoni e Caffini.

 

Atomizzatori... eco-friendly

Sono ideali per ridurre l'impatto ambientale in vigneto, le macchine con ugelli antideriva, i sistemi per la chiusura del flusso d'aria su ogni lato (capaci di ridurre le perdite del 20-50%), per la compensazione della pressione di esercizio che azzerano il rischio di sovra o sottodosaggio qualora una o più sezioni della barra vengano chiuse e il sistema per la distribuzione DPA - direttamente proporzionale all'avanzamento - che mantiene costante il volume distribuito anche in salita o discesa.
In quest'ultimo caso, se si utilizzano dispositivi satellitari, si evita anche la sovrapposizione dei passaggi o la distribuzione fuori dal campo target.

Molto utili sulle barre irroratrici e - in misura minore - sugli atomizzatori, gli ugelli antideriva che, spiega Facchinetti, "generano gocce mediamente più grandi rispetto a quelli tradizionali a pari portata e peggiorano la copertura sul bersaglio. Questo problema, che si manifesta con prodotti di copertura e contatto, si risolve aumentando il volume d'acqua distribuito del 20-25%".

Efficaci anche le irroratrici con tool per la regolazione della velocità o della direzione del flusso d'aria e per il caricamento elettrostatico delle gocce di miscela fitoiatrica. Grazie all'attrazione tra la carica delle particelle liquide e quella opposta del bersaglio, le gocce si depositano più facilmente sulle piante e - per effetto della repulsione reciproca tra cariche uguali - si distribuiscono meglio sulle foglie.
Nonostante permettano una riduzione fino al 20% della dose utilizzata e un aumento dell'efficacia di distribuzione con prodotti sistemici, "i dispositivi per la carica elettrostatica presentano alcuni limiti con prodotti di copertura o di contatto - dichiara Facchinetti - a causa della scarsissima capacità di penetrazione all'interno di una vegetazione molto fitta o di un grappolo d'uva ben sviluppato".
 
Macchine scavallanti con pannelli di recupero
Macchine scavallanti con pannelli di recupero. Fonte: Balsari

Nel rispetto dell'ambiente primeggiano le macchine scavallanti a tunnel con pannelli di recupero e riuso del prodotto, che - ideali per operazioni con forme di allevamento a spalliera su terreni regolari - permettono di trattare più file in un unico passaggio, contenere notevolmente i volumi dei pf oltre a ridurre deriva e perdite a terra rispettivamente del 90 e del 50%.
"L'abilità di recupero arriva al 70% nei trattamenti ai primi stadi vegetativi, mentre raggiunge il 30% nei vigneti in produzione - sottolinea Bulzoni - con una media di ridistribuzione del 40%". Come chiarito da Facchinetti, se la quantità di prodotto distribuito è cinque volte inferiore al minimo di etichetta, si rischia la sanzione. Utile sarebbe modificare tale valore, ma si andrebbe allo scontro con le case produttrici di fitofarmaci.

 

I consigli degli esperti

Se Limongelli sostiene che gli atomizzatori a torretta o flussi orientabili sono i più indicati per le forme in parete, per Facchinetti "le irroratrici a polverizzazione pneumatica, pur disperdendo la maggior parte del prodotto quando usate in trattamenti ai primi stadi vegetativi, sono indiscutibilmente le migliori per ottenere una buona copertura su vegetazione molto sviluppata".
In generale, le macchine più efficienti dal punto di vista ambientale sono le scavallanti a tunnel con pannelli di recupero e gli atomizzatori a torretta, mentre presentano i maggiori limiti quelle prive di ventilatore e munite di ventilatore assiale o tangenziale.
 
Tipologie di ventilatori per irroratrici
Tipologie di ventilatori per irroratrici. Fonte: Laore

I macchinari con ventilatore assiale generano un flusso d'aria asimmetrico correggibile solo con una controventola, quelli con ventilatore tangenziale sono di difficile taratura e utilizzo quando è richiesta uguale distribuzione su entrambi i lati. "In ogni caso, se ben funzionanti e ben regolati, gli atomizzatori con ventilatore assiale possono eseguire un trattamento migliore di macchine più innovative, ma manutenute e tarate in modo scorretto" precisa Limongelli.

"Al momento dell'acquisto di una nuova irroratrice, l'agricoltore deve evitare speculazioni sul modello e considerare che, con una spesa poco superiore, si possono ottenere risultati migliori e una vita del prodotto che può arrivare a 10-15 anni" dichiara Bulzoni. Le aziende, secondo l'esperto, dovrebbero offrire macchine quasi su misura e assistenza ai clienti nel post-vendita assicurando il migliore impiego possibile dei macchinari.

 

Possibili evoluzioni nel segmento delle irroratrici

"Oggi la tendenza è quella di produrre macchine con maggiore efficienza di distribuzione, mentre in passato - sostiene Facchinetti - si preferiva offrire mezzi che muovessero grandi quantitativi d'aria".
"Avendo già raggiunto ottimi livelli - fa eco Bulzoni - non abbiamo grandi margini di miglioramento sulle macchine. Sarebbe utile lavorare su ugelli e ventilatori per migliorare la qualità di distribuzione e il contenimento della deriva".

Giunte sul mercato negli ultimi anni per la distribuzione di precisione in vigneto sono le irroratrici capaci di iniettare in linea prodotti solidi dosati in campo o dotate di sensori a ultrasuoni e ottici multispettrali.
Presenti ancora su pochi modelli in commercio, i sensori a ultrasuoni rilevano la distanza del bersaglio tramite l'emissione di un'onda sonora ad alta frequenza e la misurazione dell'onda riflessa. La mappatura della quantità di vegetazione in campo rende poi possibile, mediante ugelli a gestione elettronica, una distribuzione controllata che riduce la deriva fino al 70% e la quantità di pf (dal 10 al 45%).

L'uso di tecniche di remote sensing e sensori ottici multispettrali montati su droni, su mezzi che precedono le irroratrici tra i filari o sulla parte anteriore del serbatoio degli atomizzatori, genera mappe di vigore vegetativo che consentono una distribuzione a rateo variabile.
"Oggi i droni potrebbero essere di ausilio nei trattamenti localizzati, ma in futuro potrebbero anche sostituire le irroratrici - afferma Limongelli - non prima però di aver ottenuto l'adeguamento della Direttiva europea che vieta l’uso di sistemi aerei per la distribuzione di pf e di aver fatto i conti con alcuni loro limiti quali la necessità di continui rifornimenti, la ridotta uniformità di distribuzione e la scarsa capacità di penetrazione nella vegetazione".

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