Era il 2011 quando, con un primo articolo pubblicato nel mese di maggio, abbiamo iniziato a parlare di revisione delle macchine agricole. Oggi, sei anni dopo, a distanza di oltre due anni dalla sua entrata in vigore, siamo ancora fermi e tutto tace.
 

C'era una volta... la revisione

Una storia, quella della revisione delle macchine agricole, ufficialmente iniziata con la Legge di stabilità del 2012 che ha dato esito alla normativa contenuta nel Codice della strada riguardante il procedimento di revisione.
Nel gennaio 2013, per effetto del Decreto Sviluppo - DL 179 dell'ottobre 2012 convertito in legge il 31 dicembre dello stesso anno - una modifica dell'articolo 111 del Codice della trada rende la revisione delle macchine agricole immatricolate obbligatoria a partire dal primo gennaio 2014. Una successiva proroga sposta l'entrata in vigore del procedimento al primo gennaio 2015.

La modifica al comma 1 dell'articolo 111 del Nuovo codice della strada - DL 285 dell'aprile 1992 - stabilisce che "al fine di garantire adeguati livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro e nella circolazione stradale, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali con decreto da adottare entro e non oltre il 31 dicembre 2013 (termine bucato e spostato con successiva proroga al 30 giugno 2014, Ndr), dispone la revisione obbligatoria delle macchine agricole soggette ad immatricolazione a norma dell’articolo 110, al fine di accertarne lo stato di efficienza e la permanenza dei requisiti minimi di idoneità per la sicurezza della circolazione".
 

Primo decreto: pervenuto

Il primo decreto attuativo, poi nei fatti emanato il 20 maggio 2015 e prodotto di concerto tra ministero dei Trasporti e delle telecomunicazioni (Mit) e ministero delle Politiche agricole e forestali (Mipaaf), fissa tra l'altro l'avvio delle procedimento in data 31 dicembre 2015, la periodicità quinquennale della revisione e uno scadenziario dei controlli per i trattori agricoli (la cui revisione è prevista a partire da gennaio 2016, mentre per le macchine agricole operatrici si parla di gennaio 2018) che fissa al 31 dicembre 2017 la data entro cui i trattori agricoli immatricolati prima del dicembre 1973 dovranno andare a revisione.

E qui, fatto salvo per un tavolo tecnico datato 21 luglio 2015 al quale hanno preso parte il Mit, il Mipaaf, l'Inail e le associazioni di categoria tra cui Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Copagri, Unima e Confai (oggi confluite nel Cai), FederUnacoma, Unacea e Unacma, si apre un buco nero rischiarato solo da una proroga giunta con il Decreto Milleproroghe - DL 201 del 30 dicembre 2015 pubblicato in GU il 26 febbraio 2016 - che sposta al 30 giugno 2016 la data ultima per l'emanazione del secondo decreto contenente dettagli e modalità di esecuzione della revisione dei mezzi agricoli.

Oggi, a un anno di distanza dalla data del 30 giugno 2016, nulla si sa del secondo decreto e del destino delle macchine che entro la fine del 2017 dovrebbero andare a revisione.
 

L'inghippo del concerto

In vista della scadenza di fine anno, abbiamo intervistato Maurizio Vitelli, a capo della direzione generale per la Motorizzazione del ministero dei Trasporti, al quale abbiamo chiesto cosa, in questa fase, stia bloccando l'emanazione del secondo decreto che sappiamo essere pronto e definito in tutte le sue parti.

"All'emanazione del primo decreto definito di concerto con il Mipaaf - spiega Vitelli - è seguita la stesura del secondo decreto attuativo definito, anche in questo caso come richiesto dal Mipaaf, di concerto e contenente l'elenco dei sistemi e dei dispositivi oggetto di controlli tecnici nell’ambito della revisione (dispositivi di frenatura, sterzo e volante, visibilità, luci e deflettori, il circuito elettrico, assali e ruote, sospensioni, telaio, ecc) contenuti nella tabella A articolo 1 comma primo "elementi su cui devono essere effettuati i controlli tecnici". In pratica, tutto ciò che in ambito tecnico dobbiamo verificare per stabilire se un veicolo circola in sicurezza o meno". 

Il decreto, che rimandava a ulteriori elementi di dettaglio riguardanti le modalità, ovvero come organizzare le sedute di revisione, però - dopo essere stato trasmesso al Mipaaf - non ha mai avuto esito

"Il Mipaaf - spiega Vitelli - ha fatto due osservazioni: la prima riguardante un perfezionamento nell'epigrafe del decreto, una cosa banale, la seconda - e qui si ferma la macchina burocratica, Ndr - riguardante la previsione di avere un concerto sulle specifiche tecniche, ovvero sulle modalità di effettuazione della revisione. Trattandosi di una questione che riguarda i modelli organizzativi degli uffici del ministero definibili addirittura con circolari, abbiamo manifestato la nostra perplessità".

In poche parole, il Mipaaf ha richiesto un concerto su questioni pratiche, come chiarito dal dirigente, interne agli uffici del ministero dei Trasporti.
"Se così fosse - chiarisce il dirigente con un esempio - per stabilire l'idoneità di un'officina e autorizzarla allo svolgimento della revisione, l’amministrazione territoriale, una volta fatti i dovuti controlli e accertamenti, dovrebbe fare un ulteriore passaggio per richiedere, di volta in volta, un concerto con il Mipaaf. Non ha senso.
Siamo organizzati a livello di macroregioni: le direzioni generali organizzano i loro uffici per dare esito a questa misura che ci ha dato il Parlamento. Dover trasmettere ogni decisione qui e poi al Mipaaf per avere il concerto non è pensabile".

"A norma di codice - aggiunge l'esperto - il concerto riguarda un solo decreto, quello del 22 maggio. Il resto rimane una competenza tutta tecnica in carico al Mit che si occupa di effettuare la revisione.
Detto questo capiamo che, avendo a che fare con gli agricoltori e dovendone tutelare le istanze, il Mipaaf abbia voluto vedere e verificare gli elementi oggetto di controllo su cui per altro non ha fatto osservazioni". 

 
Trovato l'accordo sulla sostanza, manca dunque lo scioglimento di un cavillo burocratico sul quale i due ministeri non trovano un'intesa.
 

Cavillo burocratico o scusa?

Ma, davvero un cavillo che assomiglia ad una lite fra cugini può essere più forte della volontà di far partire un provvedimento che è già legge dal gennaio 2015?
A pensarci un po', il cattivo pensiero che non ci sia tutta questa fretta di far partire la revisione - provvedimento peraltro già attivo senza troppe difficoltà in numerosi stati europei - si affaccia con prepotenza.  

Eppure, come sostenuto da Carlo De Petris, del Dipartimento innovazioni tecnologiche dell'Inail nel corso della 68° Fiera dell'agricoltura e della zootecnia di Foggia (28 aprile - 1 maggio 2017) l'agricoltura è uno dei settori con maggiore rischio di infortuni sia per entità sia per frequenza. Ogni anno - come chiarito dall'esperto - in Italia sono circa 200 gli incidenti mortali cui si aggiungono quasi 300 infortuni gravi. Più della metà è legato al ribaltamento del trattore e avviene nel fine settimana, quando al lavoro sono maggiormente gli hobbisti molto spesso proprietari di mezzi più vecchi e sprovvisti dei requisiti minimi di sicurezza.
 

Nuovo VS Vecchio

Ad aumentare il carattere di urgenza legato alla messa in moto del provvedimento di revisione un'indagine di FederUnacoma, ancora in fase di completamento e realizzata per valutare il peso dell’usato sul mercato complessivo delle macchine agricole nazionale, rivela come, analizzando il volume di trattrici venduto nel 2016, l'usato con 27.946 unità vendute superi nettamente il nuovo - che, come è noto, è fermo a 18.341 unità.

L'età media dell'usato oggetto di compravendita, e qui il punto dolente, è di poco inferiore ai vent’anni anche se, come osservato dall'indagine basata sui passaggi di proprietà registrati presso il ministero dei trasporti, riguarda maggiormente le fasce di bassa potenza. La scelta degli agricoltori per quanto riguarda gli specializzati e le trattrici convenzionali al di sopra dei 100 cavalli ricade maggiormente su mezzi di nuova produzione.

"Questo elemento - fa sapere la Federazione - che spiega in parte il trend negativo che ha caratterizzato le immatricolazioni di macchine nuove negli ultimi anni, non può che frenare quel processo di aggiornamento del parco macchine, che sarebbe invece necessario per dare competitività al settore primario e garantire un’effettiva qualità dei prodotti e dei processi".
 

Quindi, cosa succederà?

Fotografando la situazione attuale, tutto si ferma al maggio 2016 con l'invio da parte di Vitelli al suo gabinetto di una lettera nella quale vengono espresse perplessità sulla richiesta di concerto avanzata dal Mipaaf. 
Mipaaf che, chiuso in silenzio stampa - almeno per quanto ci riguarda - ci fa sapere dall'ufficio Disr III, a mezzo mail per voce del funzionario tecnico Mario Fargnoli, che "al momento non vi sono novità in merito". Promette però di darci notizie non appena saranno disponibili nuovi elementi sulla questione. 

Nel frattempo non rimane che aspettare e riflettere su una situazione nazionale che vede da un lato un parco macchine tra i più vecchi d'Europa (sono 1 milione e 600 mila i mezzi con età superiore ai 20 anni di cui 668 mila privi di strutture di protezione in caso di ribaltamento e un milione e 100 mila trattrici sprovviste di cinture di sicurezza) e dall'altro un procedimento di revisione, che dovrebbe riguardare circa due milioni e mezzo di trattori, immerso nelle sabbie mobili.
Completano il quadro un'Europa che avanza, sul nuovo, richieste sempre più stringenti in termini di sicurezza e tutela ambientale e la carenza di vere politiche di sostegno utili a promuovere lo svecchiamento del parco macchine senza gravare eccessivamente sul reddito degli agricoltori.

Leggi qui gli articoli pubblicati sulla revisione delle macchine agricole.

Questo articolo appartiene alle raccolte: